sabato 31 maggio 2014

ROTOLINI DI FELICITÀ

Non sono quelli che si formano intorno ai polsi dei bebè, quelli che se sei fortunata devi alzare e pulire di tanto in tanto, perché il tuo piccolo è una magnifica palla di burro. Questi rotolini sono la felicità, non lo si può negare. Ma ci anche sono altri rotolini, colorati e appiccicosi che ti fanno risvoltare in su gli angoli della bocca, sono i Washi Tape.


Io credo di averci fatto più o meno ogni cosa, dai pacchetti regalo alle lampade. Ci ho decorato tavole, finestre e mobili. Non mi ci sono ancora fatta un vestito, ma in fondo non si sa mai.


Ma c'è chi ci ha fatto molte più cose di me, ci ha addirittura fatto un lavoro. Erano giorni che volevo partecipare al contest di Anabella, ma come al solito mi sono ridotta all'ultimo minuto, quando una nuvola ha oscurato il sole e le bambine volevano la merenda.


Ma pazienza, le cose tenute su con lo scotch sono le migliori. Anche le mie palpebre sono tenute su con del nastro adesivo, ma io mi godo la notte fonda, la casa silenziosa, il tempo per me. Se qualcuno spiegasse a Lisa, la Patagatta, che riuscirei a scrivere meglio se lei non si sdraiasse tra me e la tastiera sarebbe un momento quasi perfetto. Anche perché ho mangiato ciliegie. Vi lascio questo post sconclusionato e vi auguro una buona notte. Fuori c'è un cielo stellato e ogni astro è tenuto su da un piccolo pezzo di nastro adesivo colorato, lo vedete?

con questa foto partecipo al contest di My Washi Tape

lunedì 26 maggio 2014

DI POCHE PAROLE: SAY YEP

Per tutti quelli che mi hanno visto fare incetta di caramelle e non ci hanno creduto....

pioveva ma è stato bellissimo: http://www.say-yep.com/

.....stavo lavorando!

lunedì 19 maggio 2014

LE PICCOLE FIORAIE

La nostra scuola ha sempre bisogno di soldi, non è una novità e non è sicuramente l'unica.
C'è un comitato genitori che si sbatte a destra e a manca, tra questi sbattimenti è inclusa una lotteria di fine anno, di cui fino ad adesso sono sempre stata solo felice perditrice di biglietti. Già perché mi lamento sempre che non vinco mai nulla ma ci fosse una volta che mi ricordo di controllare... (non è vero, qualche volta lo faccio, qualche volta).
Quest'anno però quella disgraziata di Patasgnaffa ha avuto l'ardire di presentarsi a casa brandendo un carnet di biglietti da vendere.
Dunque, non è che noi siamo delle strane bestie asociali, abbiamo i nostri amici e conduciamo una vita di relazione con il prossimo vivace ed appagante. Però non ci si può definire inseriti nel territorio. Conosco relativamente poche persone e sicuramente non conosco i cognati dei cugini del fratello della moglie del bisnonno. Non ho fatto l'asilo con nessuno di loro, neanche le elementari e a volerla dire tutta neanche le medie. In più ho una scarsissima memoria per i nomi e prima di tracciare vaghe linee genealogiche tra le persone devo conoscerle piuttosto bene.
Questo per dire che in un paese del genere se dai a quasi ogni bambino della scuola un carnet di biglietti da vendere, il mercato si satura in un amen (termine ecclesiastico usato di proposito, non non andiamo neanche a messa, per supportare il concetto di quanto possiamo essere tagliati fuori), e a noi restano veramente pochissime chance di venderne qualcuno, anche perché il novantanove per cento delle persone che abbiamo conosciuto lo abbiamo fatto attraverso la scuola.
Certo ci sono anche i nonni, ma quella gegna di Patasgnaffa ha fatto comprare a NonnaMi i biglietti da un compagno di Patasgurzo, eh sì, perché sono coinvolte anche le scuole medie, e come fai a concorrere con chi fa la ronda del paese in bicicletta nel giorno di mercato?
Allora ho pensato che se vendere i biglietti sarebbe stato impossibile, potevamo provare a vendere qualcos'altro....più il biglietto, che a questo punto doveva essere visto quasi come uno scontrino.
Allora le donne di casa armate di carta crespa e colla (sì la Coccoina, sì ancora lei, sì ha ancora quell'odore lì) hanno fatto dei fiori di carta e sono andate a venderli sul lungo lago.



Un pomeriggio con un sole splendente, una lieve brezza e addirittura un mercato. Sono partita convinta che avremmo finito i biglietti in un batter d'occhio.
All'inizio Patasgnaffa faceva la timida e si vergognava a offrire i suoi fiori. Per fortuna Patagnoma con il suo vocione da carrettiere strillava a gran voce. Peccato che non si capisse esattamente cosa dicesse, un signore però ha percepito la parola "lotteria" quindi son ben fiera di lei.


Man mano che il tempo scorreva e la gente passava indifferente Patasgnaffa ha finalmente perso la sua strana timidezza e ha liberato l'animale da palcoscenico che in lei non sonnecchia quasi mai, anzi si agita parecchio,
E sono stati fiori nei capelli, balletti e canzoni.
Il sole ha brillato più forte e lei era bellissima.
Alla fine abbiamo venduto dieci biglietti. Dieci. Io sarò pure una madre accecata ma davvero non capisco come sia stato possibile.
Per fortuna l'unica a risentirsene sono stata io perché la vita per le mie piccole fioraie scorre lieve e felice, alla faccia di tutti quelli che senza capire hanno detto "i biglietti ce li ho già"


martedì 13 maggio 2014

FIORI VINTAGE

Ormai è una tradizione. Almeno per festeggiare il quarantesimo compleanno, prendiamo e ce ne andiamo. Lasciando i nostri undici figli ai cinque rispettivi padri.
Siamo state ad Amsterdam in giornata, in Piemonte per un weekend e questa volta per il compleanno di Jill ci siamo spinte addirittura fino a...Milano!
Eh sì perché tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare ma pare anche il varesotto, e tutte e cinque insieme non c'eravamo mai state. Fermandosi a dormire poi si ha tempo per fare le cose con la calma che un rientro in serata, sporche di marciapiedi e treni, ma pronte a baciare, nutrire, addormentare i bambini, non ti concede mai.



E così ci siamo perse per un giorno intero tra i colori e i profumi di Orticola. Eh sì perché quando vengo in città chissà perché finisco spesso in cascina o in un parco. Ci siamo mescolate alle sciure Milanesi che per concentrazione superavano quelle di rose e ninfee, pur condividendone lo splendore, il profumo e quell'aria di un tempo che fu (le ho descritte aulicamente, in realtà ho riso dall'inizio alla fine, sia messo agli atti).


Ci siamo concesse un aperitivo, in un parco ovviamente. Abbiamo mangiato vietnamita e giapponese, ma anche gallina lessa e salsa verde. Abbiamo girato per negozietti vintage perché un weekend cominciato con il profumo delle rose non può continuare altrove.
Io mi sono comprata un vestito giallo che sembra una nuvola e chissà mai se oserò metterlo, ma devo ammetterlo, abbiamo soprattutto mangiato!


Nel pomeriggio del sabato ho lasciato le mie amiche e mi sono infilata in un treno che viaggiava a sud, mentre loro salivano su uno che andava a nord; ciao ciao amiche mie, e chissà se davvero, come ci siamo promesse, lo faremo più spesso. Quello di lasciarci alle spalle i quaranta o più anni con quello che portano con sé, che sono qualche ruga in più, ma sopratutto case da curare e coperte da rimboccare, per far finta, anche se per un piccolo attimo, di essere ragazze con una città tutta nelle loro mani.
Scesa dal treno ho trovato una fatina addormentata al sapore di lollipop e nulla poteva essere più bello.
Ma i fili della sorte ti portano ad intrecciare tessuti che non saresti riuscita a creare neanche volendo, e così se il venerdì e il sabato avevano profumato di fiori e naftalina, la domenica sono finita in una villa vicino a casa dove vedeva la luce una nuova manifestazione dal nome Art...è.



Nel parco dolcemente struggente di una villa invecchiata quanto basta, tra intonaci affaticati e muretti di pietra si erano dati appuntamento abili artigiani che lavorano il ferro, il legno e la terracotta.


Ho rincontrato gli stessi fiori che avevo salutato a Orticola, e mi sono arenata sotto un albero. Qui le ragazze de La Barbiera di Piacenza, pazientemente acconciavano capelli, intrecciando fiori


infilando diademi


e addirittura tagliando frangette.


Più avanti ancora borse e cappellini, abiti e stoffe del tempo che fu. Inutile dire che la mia nuova acconciatura reclamava a gran voce l'adatto copricapo.


I bambini si sono mossi in libertà tra gli allestimenti ma soprattutto si sono fermati all'ingresso dove da un magico Ludobus erano stati scaricati giochi di un tempo che fu, così divertenti che mi ci sono persa anche io, fino a che il sole ha vinto su capricciose nuvole, regalando a tutto una luce davvero magica.


L'ora perfetta, peccato fosse anche quella di tornare a casa, avvolti in un incessante nevicata di pollini, leggeri come il tempo che lieve era volato.


lunedì 5 maggio 2014

FESTE IN VACAZA: il garage portatile

In queste lunghe vacanze ci sono anche state non una, non due, bensì tre feste di compleanno. E meno male, un pomeriggio in meno in cui cercare di intrattenere i pargoli.
Però che io sia poco organizzata è un dato di fatto, io ci provo, mi segno anche le cose sul calendario. Certo, poi dovrei anche ricordarmi di guardarlo, almeno di tanto in tanto.
E così la prima festa a cui siamo andati era il 25 aprile. Ero tornata a casa il giorno prima, non avevo ancora disfatto le valigie (neanche adesso se è per quello), figuriamoci se avevo un regalo per un giovane fanciullo di due anni.
E così ho messo a frutto le ore passate su Pinterst e ho fatto un piccolo garage portatile.
Ho preso due pezzi di stoffa rettangolari, uno in tela cerata per l'esterno, uno in cotone per l'interno.
Una striscia per la strada, una più alta per il garage, e dei cordini per le maniglie e la chiusura.


Per prima cosa ho fatto l'interno, cucendo sul lato superiore la striscia grigia, che altro poi non sarebbe che la strada, quindi ricordatevi di tracciare le righe tra le carreggiate per evitare spiacevoli incidenti.


Poi ho fatto un orlo alla striscia più alta e l'ho appoggiata sul bordo inferiore. Ho cucito tante righe verticali quante erano le macchinine che potevano starci (sono precisissima, lo so, non fatemi arrossire), lasciando liberi i lati.
Mi sono poi occupata della parte esterna in tela cerata. Ho ritagliato una macchinina da una stoffa molto carina e l'ho semplicemente incollata utilizzando la Coccoina per tessuti. Sì, esiste, funziona e ha quel pazzesco odore.
Ho messo il lato con pista e garage e quello in cerata dritto contro dritto e ho cucito solo i lati.


Una volta risvoltato il lavoro ho fatto una piccola cucitura esattamente nel mezzo, in orizzontale, in modo che non scappasse via il cartoncino che avevo inserito sul lato strada per renderla più rigida e migliorare la resa delle macchinine. Un ingeniere aerospaziale mi fa un baffo a me.
Poi ho ripiegato leggermente all'interno i lati superiore e inferiore, inserendo due cordoncini come maniglie e due per chiudere con un fiocchetto. Una bella cucitura e via, di corsa alla festa....


See, vi piacerebbe, avete presente chi vi sta spiegando come fare cosa? Quanti tutorial ci sono in questo blog? Quante ricette perfettamente riuscite?
Dunque eravamo rimaste a me che chiudevo il garage felice e mi apprestavo a impacchettarlo. Le macchinine però erano di un' idea diversa e sono subdolamente sgusciate fuori dai loro bellissimi alloggi. Cioè stiamo parlando di una stoffa Petit Pan, nessuno sano di mente vorrebbe mai uscirne!
Tempo per rifare tutto non ce n'era, e a dirla tutta neanche un progetto più valido. L'ingeniere aerospaziale che è in me si era esaurito con il rinforzo della pista.
Però molto può fare la disperazione, e così ho provato a cucire del velcro subito sopra l'uscita del garage.


Che dire, il lavoro aveva più cuciture di quante ne avessi previste (mettete il velcro quando ancora non avete cucito il fuori con il dentro e l'effetto finale sarà meno...paciugato, date retta a me), però funzionava! E la festa è stata molto piacevole, se volete saperlo.










Patapin