giovedì 30 gennaio 2014

IL VALZER DELLE LUCI


Io mi lamento sempre dell'inverno però un po' mi piace. Soprattutto da quando non sto più in città, e allora il freddo è freddo, il buio è buio e la mattina ti svegli nel regno della regina di ghiaccio.
E quando ho finito di grattar via a mani nude (si lo so, esistono i guanti) il ghiaccio dal parabrezza mi metto in macchina con i bambini avvolti in grosse coperte, attraverso prati bianchi e alberi con i leggiadri rami che ricamano un cielo abbacinante e morbido nello stesso tempo, mi parte sempre in testa la canzone Inverno di De Andrè, magari accompagnata dall'arpa, perché no.
Però questa cosa della mancanza di luce mi indispone proprio
"Anche la luce sembra morire 
nell'ombra incerta di un divenire 
dove anche l'alba diventa sera 
e i volti sembrano teschi di cera."

e allora accendo candele come non ci fosse un domani, mi consola il fatto di non essere da sola.
Il colpo di grazia in verità arriva quando devo smontare le decorazioni di Natale, che un po' di luce diciamolo, la fanno. E la casa mi sembra vuota e triste. 
Di solito mi limito a lasciare alcune lucine comunque sparpagliate per casa, le tolgo solo a primavera conclamata.
Quest'anno però lo spazio lasciato vuoto dall'albero mi sembrava un buco nero nel quale avrei potuto perdermi e allora, presa da raptus improvviso mi sono fiondata in garage.
Perché quando hai veramente bisogno di qualcosa non hai sicuramente il tempo di andare a comprartelo.
Allora ho tirato fuori una lampada color ottone che troneggiava nel salotto della casa precedente.
Stupita che funzionasse ancora, visto che l'ultima volta che l'avevo provata era rotta (le fate esistono vedete?) l'ho trascinata in sala da pranzo, ma in verità ci stava decisamente male.


Mi è sempre piaciuta, ma lì centrava come i cavoli a merenda (che per altro ho mangiato più di una volta). La lampada perfetta sarebbe una piantana di quelle di una volta, con lo stelo in legno tornito e un grande paralume. Ma in anni di frequentazione di robivecchi ne ne ho mai trovate a prezzi decenti e nuove sono inavvicinabili.
Quindi ho deciso di adeguare lo stile della lampada a quello della sala da pranzo...poveretta, se potesse parlare credo che me ne direbbe delle belle, perché come al solito mi è sfuggita la mano e l'ho trasformata in un fenomeno da baraccone.



Quando poi mi prendono certe febbri, difficilmente non semino cadaveri. 
Questa volta è toccato al lampadario Maskros dell'Ikea. Un grande amore, ma ingombrante e dopo 4 anno di lui non ne potevo più...sentimento probabilmente corrisposto perché ultimamente aveva l'aria piuttosto depressa.
E' stato sostituito da un paralume tutto nudo che avevo comprato qualche mese fa.
Nudo non è rimasto a lungo, gli è toccata la stessa sorte della piantana, ma almeno saranno in due a sentirsi ridicoli. Il solito mal comune.



La mia grande soddisfazione è stata poi montarlo da sola, le poche volte che metto mano a trapani e a cavi elettrici e riesco a combinare qualcosa mi riempio di smisurato orgoglio, perché sono cose che mi terrorizzano. Probabilmente per fortuna!



Tra l'altro la sala da pranzo illuminata meglio viene sfruttata di più, per compiti, sessioni di pittura e atelier di didò. Un'altra stanza irrimediabilmente persa a favore dei piccoli di casa.
Dopo il valzer delle luci mi avanzava una abat-jour ....ma con un abito diverso si è guadagnata la platea del salotto.



Adesso riesco ad affrontare meglio anche questa buia settimana.



domenica 26 gennaio 2014

#PORNANO



I fari sono tutti accesi, puntati sul campo che è di un chiarore quasi abbagliante.
Sulle tribune i pochi spettatori si riparano sotto morbide coperte e se ne stanno abbandonati, quasi fossero su un divano, un occhio al campo e uno al grande schermo.
A bordo campo c'è tutto un tramestio di gente che va e che viene e butta distratte occhiate.
Il numero sette parte all'attacco, vede la palla, vede un varco e vede la porta.
E' un attimo, scarta l'avversario, ma qualcosa non va, forse il campo scivoloso, forse una distrazione e la palla scappa via. Forse viene colpito l'avversario che indifferente prosegue la sua corsa.
Il numero sette è a terra, nell'indifferenza di tutti. Si alza, la partita viene sospesa, viene applicato del ghiaccio ed è ormai ora di cena. Tutto viene dimenticato.
Ma la mattina dopo il piede è un po' gonfio, il mister distratto si mette il rossetto e dice che ci si penserà nel pomeriggio.
La sacra arte del pallone di gommapiuma giocata in salotto ha mietuto una nuova vittima, il piede è rotto.
E che palle, il braccio a giugno e non era la prima volta. Ma forse è l'inverno a portare sfortuna....chissà.



giovedì 16 gennaio 2014

OCCHI A CUORICINO, VIOLA, TUTTI PER ME

A me Violetta non piace. Troppi boccoli, troppo trucco e soprattuto troppi genitori e zie intorno che trescano e intrescano. Quindi anche se non ho mai perdonato a mia mamma di non avermi fatto vedere Remì (perché troppo triste), di aver bollato come orrendo qualsiasi cartone mi piacesse (uno per tutti Hallo Spank, che chiamava il mostro in tv) e di avermi fatto seguire per anni Anche i Ricchi Piangono esclusivamente dalle labbra delle compagne a mensa, io ricado nello stesso comportamento. Quindi sbuffo davanti a Spongebob che trovo urendo e Violetta non si vede, se non in caso di compleanno o malattia grave e fortemente invalidante.
Però il diario l'ho comprato, qualche librino circola pure per casa. Anche un giornalino ha girato in questi luoghi. Poi basta, niente magliette, sveglia, coperta, pantofola, tappeto, carta igienica (l'avranno fatta no?), perché se posso cedere sul punto di vista morale perché in fondo sono una caccola, il lato estetico mi vede assurdamente intransigente. Mi rincuora solo non essere l'unica a porsi certi dilemmi (qui e qui).
Però il concerto non lo vedevo come il male assoluto, in fondo era pur sempre uno spettacolo e il cd era un'altra delle poche cose viola ad aver varcato questa soglia. Certo per arrivare a prendere questa decisione ci ho messo un'eternità, rimbalzando come sempre tra il no e il forse si, tra il magari e il decisamente no, tra il si e il ci penso. Sì brava, pensaci ancora un po' così che gli unici biglietti abbordabili spariscano del tutto. Ecco fatto, problema risolto. Niente concerto. Il temporeggiare a volte è l'oracolo che che dona risposte.
Però esistono le fate (sì parlo con te) che esaudiscono i desideri delle bambine, su questo non ho mai avuto dubbi e guai se provate ad averne voi. E così un dopopranzo di un piovoso sabato di inizio anno ho potuto salire le scale e dire a una Patasgnaffa in pigiama con una nonchalance che meriterebbe l'Oscar: " vestiti che andiamo al concerto di Violetta".
Ve lo assicuro, un modo semplice e alla fine indolore di guadagnarsi l'amore eterno e imperituro della propria prole. Sono passate quasi due settimane e ancora ogni tanto fa ancora gli occhi a cuore, mi abbraccia e mi ringrazia di averla portata al concerto. Le fa concorrenza solo Patagnoma che ieri mi ha detto per la prima volta "mamma te voio beeene" (e pure senza tornaconto, incredibile). Sarà gennaio, sarà freddo e noioso ma le mie bambine sanno come farmi provare dei brividi.


Il concerto non ve lo racconto che non ne ho voglia, venite a cena qui, tanto si parla ancora di quello.
Se siete educati poi vi lascio anche toccare qualcuno dei petali viola che alla fine dello spettacolo sono venuti giù dal soffitto. Patasgnaffa ha significativamente contribuito alla pulizia del Forum e ne abbiamo una scorta praticamente illimitata. O almeno ne avevamo prima che ci mettessi sopra le mani io....


martedì 7 gennaio 2014

WHATSAPPANDO SI IMPARA

Prima di Natale io e Patapà ci siamo arrovellati a lungo sul regalo da fare a Patasgurzo. Lui come tutti gli anni aveva chiesto la Play Station, ma avendo già la Wii non se ne parlava nemmeno. Questa volta ha chiesto anche un cellulare.
All'inizio gli avevamo risposto picche, ma poi si è fulminato il suo Ipod. Si è appropriato di quello di Patasgnaffa, ma evidentemente non era la soluzione migliore. Patapà si è offerto di passargli il suo, il mio è ormai quello di Patasgnaffa, ma ricerche accurate, in ogni angolo della casa, in ogni anfratto della macchina, non l' hanno scovato e così  abbiamo dovuto darlo ufficialmente per disperso. Sono sicura che salterà fuori a breve, tanto ormai non è più fondamentale.
Comprare un altro Ipod a questo punto sembrava una follia, e così abbiamo iniziato a rimbalzare come palline di flipper tra tablet e telefonino. Un giorno uno ci sembrava la soluzione più logica, il giorno dopo era la rappresentazione del male.
Ormai il Natale era agli sgoccioli e ancora nel sonno si alternavano tablet, smartphone e telefonini. Bei sogni vero?
Avevo già un tablet nel carrello quando è saltato fuori che un gruppetto di amici di Patasgurzo si vedeva più spesso perché si mettevano d'accordo su Whatsapp.
In effetti in un epoca in cui il telefono di casa squilla solo per ricevere offerte improbabili di sconosciute compagnie telefoniche, noi mamme siamo diventate le segretarie dei nostri figli. E visto che già sono autista e lo sarò ancora per molti anni, ho avuto la visione di me sgravata da almeno una mansione. Quindi in extremis ha vinto lo smartphone. Con blocco del 3G e parental control d'ordinanza. Con l' obbligo di lasciarcelo controllare e di conoscere la password. Con la certezza che ancora non fosse necessario.
La mattina di Natale ho deciso di leggergli le 18 regole per l'utilizzo dell'iphone scritte per un figlio tredicenne che da un anno circolavano in rete.
Ne condivido ogni singolo punto, ma ho deciso di non leggergli quello inerente il fotografarsi le parti intime, perché mi sembrava non fosse ancora necessario.
Gli ho letto invece quello sul divieto di cercare contenuti porno...peccato che poi ho dovuto spiegargli  cosa fosse! Accidenti a me.
Lui subito si è copiato dalla mia rubrica i numeri che potevano essergli utili, e pieno d'orgoglio ha mandato messaggi con il suo nuovo numero.
Pian piano ha recuperato quelli di alcuni suoi compagni, si è scaricato Whatsapp e ha iniziato a divertirsi.
Ha mandato messaggi anche a me che ero nella stessa stanza. Anche quelli vocali, di cui ancora non capisco l'utilità.
Per alcuni giorni l'ho lasciato fare, poi una sera ho controllato. E mi sono cadute le braccia.
Messaggi sgrammaticati, troncati, senza senso e in numero esorbitante. Whatsapp in mano a un preadolescente è la cassa di risonanza della stupidera.
E così ho deciso di fargli un discorsetto.... poi ho cambiato idea, ho deciso di whatsapparlgielo....chissà mai che gli rimanga più impresso.





Vademecum da chat:

1) rileggi sempre ciò che scrivi, un errore può sempre scappare, ma deve essere l'eccezione, non la regola.
2) non scrivere troppe cretinate e abbrevia il meno possibile. Come devi saper parlare così devi saper scrivere, anche in chat.
Pure questo fa parte di come appari, e devi apparire intelligente, perché lo sei.
3) un messaggio idiota può anche far ridere, cinque non fanno ridere più nessuno. Neanche il più scemotto dei tuoi amici.
4) sii educato e rispetta lo spazio altrui, anche quello virtuale. Sii educato e rispetta chi è più grande di te; il fatto che whatsappiate insieme non lo fa diventare un tuo pari. E comunque anche i pari vanno rispettati.
Sicuramente mi verranno in mente altre regole da rompipalle, ma fidati, sono importanti. Imparale
Ti amo tanto :-*
5) tre emoticon al massimo sono quanto un messaggio può sopportare

Da qui in poi si accettano contributi, che io Whatsapp l'ho scaricato il 20 di Dicembre per non essere del tutto impreparata!



sabato 4 gennaio 2014

JAT LAG INVERNALE


L'ho già detto e lo so, non è bello essere ripetitivi, ma non c'è niente da fare Gennaio non mi va proprio giù. E siamo solo al 3.
E' che fa freddo freddo, buio buio e dopo gli sberluccichii del Natale è tutto tristanzuolo.
E non sono sufficienti i rari momenti rubati al sole, ai suoi pallidi e taglienti raggi obliqui, che non bastano a scaldarti, ma sono perfetti per svelare lo sporco in casa. Solo ospiti dall'imbrunire in poi, grazie.

˜

Le vacanze di natale meritano poi una menzione di #cacanze a parte. Se non sono lunghe come quelle estive, sono però più difficili da gestire, con le infinite ore da passare in casa, senza neanche poi poter cercare di soffocarsi con un piumone, avendo creature da accudire.
Che poi dopo l'adrenalina del Natale è come trovarsi sfatti dopo una sbronza. Cosa che talvolta può in effetti capitare. E' come tornare da un viaggio dall'altra parte del mondo, con sulle spalle il peggior jet lag di sempre.
Il pigiama diventa il tuo migliore amico, talvolta scalzato dalla tuta, gli orari serali impossibili tenuti sotto Natale per confezionare improbabili regali, vengon mantenuti in vita dal capodanno e dal lassismo.
Tanto poi la mattina si dorme, eh sì, perché Patagnoma rimbalza in giro per casa come la palla pazza che strumpallazza fino ad orari indecenti ma poi la mattina alle 11 ti tocca svegliarla.
E quindi ti ritrovi con il bioritmo di un sedicenne senza però poterti chiudere in camera con la musica a palla a rotolarti tra calzini spaiati...anche se di quelli ne hai sempre di più.
Per fortuna Patagnoma ha già ricominciato il nido, Patapà il lavoro, e quindi la nave sta cercando di ritrovare la sua rotta. Certo il fatto che sia mezzanotte e mezza e io sia qui a scrivere non depone a mio favore, ma ce la faremo.
Intanto abbiamo cercato di andare al cinema, ma non c'era più posto, e così ci siamo incagliati sul divano a vedere film che faranno piangere Patasgnaffa fino ai suoi 18 anni (Vita di Pi), a guardare Masterchef sognando polpette giganti di carne con un misero brodino in pancia, e registrando tutta la saga di Guerre Stellari che chissà mai quando vedremo, perché le vacanze starebbero pure per finire.
Dovevamo anche andare a vedere Van Gogh, perché la buona volontà ci ha provato a uscire di casa, ma poi a Patasgnaffa è venuto mal di pancia e così mi sono ritrovata con la casa piena di bambini che giocavano a Cluedo e con Patagnoma che andava distratta, altrimenti l'avrei trovata morta nello studio, uccisa dal candelabro che aveva cercato di rubare.


E così l'ho messa sotto ad impastare. L'idea era quella di fare i Kanelbulle, o Cinnamon Rolls, o Girelle di cannella, così per semplificare. Ma conosco i miei polli e la cannella è diventata crema di nocciole e marmellata di cotogne. E udite udite, Patagnoma ha finito il barattolo di marmellata, tralasciando quello di crema di nocciola. Nonnafi ne deve essere ben fiera.
Le girelle sono venute discretamente, non una cosa da leccarsi i baffi ma neanche una tragedia. Tuttavia la ricetta io ve la darei lo stesso, ma così a memoria, per provare un po' di brividi.


Si prende mezzo chilo di farina e lo si unisce a una bustina di lievito da 15gr (forse son tutte così). Poi 80 gr di zucchero, anche se forse la prossima volta ne metterò qualcosina di più, due uova, 70 gr di burro fuso e 250 ml di latte. Si impasta bene, che come al solito vuol dire finché ne avete voglia e poi si lascia riposare la pasta, il tempo di sedare qualche rissa tra fratelli.


Poi si stende la pasta a formare un rettangolo, avendo cura di dare il matterello più grosso a Patagnoma, che è un tipo assai esigente. Si spalma la crema di nocciola/marmellata di cotogna/crema di burro e cannella, si arrotola il tutto fino ad ottenere un salsicciotto che andrà tagliato a fette per ottenere le girelle.


Quindi si spennella di latte, si cosparge di zucchero e si inforna a 200 gradi per un quarto d'ora.
Lo so che ci tenevate ad avere una ricetta di un dolce dopo tutti questi giorni di deprivazione, e io davanti ai compiti ingrati non mi tiro mai indietro.


Ho intenzione di soffocare nello zucchero la mia disperazione invernale, giorno dopo giorno, impegnandomi seriamente a non formulare neanche un buon proposito per l'anno che verrà. Tanto sotto i baffi di zucchero trovo sempre un motivo per sorridere.