venerdì 19 dicembre 2014

GATTO PIRATA

Quando Patasgnaffa era piccola piccola sognava un gattino, piccolo come lei. Nella fattoria dove andavamo a prendere il latte c'era una cucciolata che accarezzava con le sue manine cicciottelle, ma stava arrivando l'estate e prendere un cucciolo era troppo complicato.
Poi arrivò settembre e con esso il primo giorno di scuola di Patasgurzo, per fortuna, così con un minimo sforzo posso ricordare due avvenimenti importanti della nostra storia. Si sa che amo viaggiare al risparmio.
La figlia di un'amica di mia mamma (avrei potuto non scendere nei dettagli, avrei) aveva trovato un piccolo gattino, era un po' malandato, ma era sicura che dopo una bella pulita sarebbe stato molto carino, però non poteva occuparsene.
Era giunto il momento di dare a Patasgnaffa ciò che voleva e una nuova compagnia a gatta Lisa che era sola ormai da un anno.
In una casa in cima a un bosco ci aspettava il nostro nuovo gattino.
Eccolo lì, un mostro.
Ci sarebbe voluta ben più di una ripulita,  mi era bastato uno sguardo per capirlo, ma a quel punto cosa avrei dovuto fare? era uno scricciolo minuscolo con due orecchie, due occhi e una pancia enorme. Aveva tutto il pelo cosparso di colla e completamente adeso alla cute. Pronto ad appiccicarsi al nostro cuore (momento melenso).
Altro che nuovo gattino per Patasgnaffa e nuovo amico per gatta Lisa. Appena entrato in casa è stato chiuso in bagno, sverminato un infinito numero di volte e soprattutto, molto lentamente, ripulito dalla colla. Non so di che tipo fosse, credo una cosa come vischio, perché non si lavava via neanche con la trielina e rimaneva sempre appiccicosa. L' unica cosa che abbiamo potuto fare è stato tagliare piano piano ciocca dopo ciocca e aspettare che il pelo ricrescesse.


La prima a riprendersi fu la coda. All'improvviso avevamo un minuscolo gattino e una coda da procione tre volte più grande. In realtà non era per niente grande era solo proporzionata all'enorme quantità di pelo che piano piano è andata a ricoprire Tito gatto, perché questo è il suo nome.
Nel giro di un mese ci siamo ritrovati in casa uno sconosciuto gatto dal foltissimo pelo, è stato felicemente sorprendente, ma anche un filo sconcertante.
Una volta liberato Tito gatto sembrava aver capito chi dover ringraziare per la sua nuova sistemazione, e con Patasgnaffa giocava, faceva le coccole e dormiva pure. Anche con noi era abbastanza affettuoso e considerando i lunghi trattamenti igienici a cui lo avevamo sottoposto la cosa era abbastanza sorprendente.


Crescendo però si è fatto più schivo, passa gran parte del giorno nascosto a dormire, compare all'ora di cena e si rannicchia sulla poltrona del salotto quasi solo di sera. Se ci sono ospiti sparisce e pare non apprezzare un gran che la compagnia dei bambini, Patasgnaffa inclusa, che fortunatamente non ricorda i tempi d'oro della luna di miele.
Resta comunque il nostro gattone docile e a modo suo affettuoso, e se sono malata non manca mai di mettersi a dormire sui miei piedi.
Il mese scorso si è ammalato lui, è comparsa una macchia in un occhio ed è iniziato un giro di veterinari sempre più specializzati. Sotto un'acqua che avrebbe intimorito anche Noè sono andata a fargli fare un'ecografia e un consulto da un oculista. Se me l'avessero detto solo il giorno prima sarei scoppiata a ridere. Il verdetto però è stato inevitabile e il povero Tito gatto ha dovuto salutare per sempre il suo occhio.





Come all'inizio è finito a vivere di nuovo in bagno, unico luogo in cui fossimo sicuri non si facesse male e dove potessimo somministrargli regolarmente le medicine. In più non era esattamente un bello spettacolo e avevo paura potesse spaventare i bambini. I due grandi piangevano alla sola idea di poterlo vedere, il piccolo caterpillar invece non solo ha insistito per fargli visita, ma non ne è rimasta per niente impressionata. I primi giorni per stare con lui io toglievo gli occhiali, per dire. In definitiva ho passato ore seduta sul pavimento a fargli compagnia e la cosa mi faceva anche un po' ridere se consideravo il fatto che il novanta per cento del suo tempo lui lo passa per i fatti suoi.


Ora finalmente è di nuovo libero, senza collare elisabettiano e direi perfettamente a suo agio con il suo unico occhio. Appena ricrescerà il suo proverbiale pelo sarà anche di nuovo bellissimo.
Tutto questo sotto Natale e sotto produzione mercatini. Inutile dire che lo stress dell'evento in qualche modo dovevo pur mandarlo fuori e ammorbarvi con un post non sembrava sufficiente.
E' nato così il cuscino GATTO PIRATA, che devo dire essere stato in cima alle mie vendite.
Ognuno ha la musa che si merita, la mia è pelosa, guercia e ha un alito che sa di croccantini.


lunedì 1 dicembre 2014

NATALE SULLE NUVOLE

Non ho capito come è successo, ma si mormora in giro che tra 25 giorni sia Natale.
Io ho ancora le zucche di Hallowen fuori e sta cosa che il tempo passi senza il mio permesso mi irrita abbastanza.
E non è perché non ho fatto nessun regalo e non sono particolarmente ispirata quest'anno.



E non è perché non ho ancora fatto l'albero.


E non è perché non ho ancora mangiato il panettone, perché quello l'ho mangiato a Ottobre con la scusa che Nonnolu partiva.


È che ho accettato di partecipare al mercatino di Natale che faranno al paesello. Certo mi avevano detto che sarei stata al chiuso e invece sarò fuori. Per tutto il giorno. Sto morendo di freddo preventivamente.
Ma non è neanche per questo che sono attonita al limite dell'atterrito, è che non ho fatto ancora praticamente nulla...il poco che ho fatto conferma un solo semplice incontestabile fatto.
Che ho la testa sulle nuvole!


domenica 16 novembre 2014

ESONDA

Il cielo è così spesso che ne puoi sentire il peso, gli occhi frugano le nuvole cercando di capire se sia sera o mattina. La pioggia non è fatta di gocce, ma è acqua che viene giù senza soluzione di continuità. Il rumore è assordante. È l'acqua che colpisce i sassi, che rimbalza e si mangia la strada. Che rimescola la terra e che scompiglia i prati. Che lucida le tegole, che si fionda contro i vetri. Che tamburella sulle auto, che si mescola alle pozzanghere. Che si infila nelle giacche, che gorgoglia nelle grondaie. Che ribolle dai tombini, che si insinua nelle crepe.
Poi il mattino ancora la luce fatica a entrare dalle finestre, distratta e con gli stivali di gomma apro la porta e la prima cosa che noto è il silenzio. Non piove più.
Il lago è cresciuto tanto ed è stranamente popolato. Di uccelli di ogni tipo, di oche anatre e cigni, che banchettano su quel che un prato sommerso inaspettatamente loro regala. Di bipedi, quasi tutti dietro un obbiettivo, in quasi religioso silenzio.
Ecco, soprattutto, quello che mi ha colpito il giorno dopo la grande pioggia è stato l'irreale silenzio, come se l'acqua avesse ricoperto davvero ogni cosa, come se fossimo diventati tutti dei lenti pesci colorati.
Stiamo andando avanti così a giorni alterni, uno sotto un muro d'acqua, il seguente con un sole che sembra primavera.


giorno di sole 1













giorno di sole 2






segnaletica fuorviante


...e domani piove ancora




venerdì 14 novembre 2014

CON I TAPPI SI PUÒ FARE....

Domani è un gran giorno, un giorno a cui Patapà si è preparato per mesi, per anni se vogliamo mettere in conto quelli passati a rincorrere una delle sue passioni, il vino.
No, non è un alcolista, è un somellier, anche se non mi risulta abbia mai sputato del vino, quanto meno del vino buono.
Sta volta ha deciso di buttarsi in una folle avventura come organizzare una fiera di vini. Che sarà domani a Ispra, alla mensa del CCR che poi è il posto dove lavora.
Lo so che questo post arriva tardi, ma sapete che sono sempre sul pezzo, ma domani dura tutto il giorno, un giorno di probabile pioggia, quindi non avrete molto da fare.
Venite per bere del buon vino certo, ma anche per ammirare i miei pompon. Perché Patapà mi ha lasciato curare l'allestimento e stranamente ho pensato a pompon e bandierine. Pompon di carta, come nella migliore tradizione, ma visto l'argomento io i pompon li ho fatti anche con i tappi di sughero.


Inizio a preoccuparmi, probabilmente sarei capace di fare pompon con qualsiasi cosa!


Se volete farli anche voi prendete dei turaccioli e allargate i buchi che già dovrebbero esserci sui tappi usati. Già perché ho scoperto che i cavatappi fanno buchi chirurgici che pic-indolor non è nulla a confronto. Quindi infilateci dentro uno stuzzicadente che infilzerete in una palla di polistirolo. Mettete però anche una goccia di colla a caldo se non volete che il vostro lavoro certosino duri meno del tempo che ci avete impiegato a farlo.


Certo se venite a vederli dal vero, capite meglio come sono fatti, vi aspetto a Enolago!


martedì 28 ottobre 2014

PATARIVOLUZIONE: UNA STANZA TUTTA PER SÉ

Incredibile, ci ho messo molto meno tempo a ribaltare casa che a scrivere poi i post. Che vi devo dire, il carrozzone scuola e affini che si rimette in moto, la pioggia e quindi la poca luce, il mal di testa (l' autunno non è il mio momento migliore), la macchina fotografica che mi sembra non mettere più niente a fuoco (o forse sono io), e probabilmente anche l' invasione delle cavallette.
Comunque in qualche confuso modo, vedi messa a fuoco, ma forse ne potrei fare la mia cifra stilistica, ecco che sono qui per farvi vedere la stanza che è tutta mia.

la mia storia appesa al muro

Sono stata sempre molto fortunata, nella Patacasa ne ho avuta sempre una. All'inizio era in mansarda, un po' buia e fuori dal mondo. Ci andavo molto poco e presto Patagnoma mi ha sfrattata. Ovviamente in quel periodo ho iniziato a cucire compulsivamente e così la cucina si è riempita di scatole e stoffe. Grazie al cielo nel giro di un anno siamo riusciti ad avere un po' di spazio in più, e così sono riuscita nuovamente ad avere un posto mio. Non tutto mio, perché lo dividevo con Patasgurzo che in mezzo alle sorelle si sentiva più stretto che con la mamma, però anche stare a cucire con lui che improvvisava partite a calcio con qualsiasi cosa aveva un suo perché.
Poi mi son messa a girare le stanze di nuovo, in fondo era un anno che non lo facevo, avrei anche potuto essere presa per pigra. E così la stanza è diventata tutta mia, sopra la sala, con una scala d'accesso tutta sua e tutta sua anche un' entrata. Ed era quasi come andare al lavoro da qualche altra parte, quasi avventuroso. Pensavo di archiviare questa collocazione come la mia preferita in assoluto, e quando è venuto il momento di rigirare ancora le stanze (vedi sopra) ero abbastanza triste.


Adesso la mia stanza si trova nel centro della casa, in un punto di passaggio, in balia di fornelli, bucati e bambini. Lì una volta c'era la stanza dei giochi e dopo la camera di Patasgnaffa che potrebbe dormire anche in una discoteca. In fondo è figlia mia e io l'ho fatto più di una volta.


Però a sorpresa questo essere nel centro mi piace un sacco, ho meno privacy, non stacco mai da niente, devo tenere tutto più in ordine, però riesco a cucinare e cucire, fare il bagno alle bambine e dipingere, passo di lì prima di andare a dormire e incollo qualcosa.



E inaspettatamente sono più felice di prima.





lunedì 13 ottobre 2014

LA CACCIA AI VAMPIRI

 Angleria era un pacifico borgo adagiato vicino a un lago su cui i cigni scivolavano lievi. Il sole brillava impunito nel cielo azzurro, i bambini facevano rimbalzare le risa tra i muri di pietra e i passi delle fanciulle sfioravano i ciottoli a passo di danza.
Un giorno un mercante di stoffe portò alla principessa Allegra un baule pieno di meravigliose stoffe dai colori cangianti e un vago profumo di spezie. Ma tra le preziose stoffe un piccolo ragno rosso aveva trovato un comodo rifugio.
Era piccolo, così piccolo che potevi ignorarlo, ma ben presto gli abitanti del piccolo borgo non poterono fare a meno di rimpiangere il giorno in cui aveva iniziato a mordere alcuni di loro.
Non tanto per il segno che lasciava, un piccolo ponfo, che in realtà erano due, minuscoli, ravvicinati e splendenti quasi come rubini. Chi veniva morso perdeva ogni ombra di allegria, di gentilezza e di magnanimità.
Un paese che prima quasi non conosceva conflitti, ben presto fu abitato, almeno per metà, da uomini, donne e bambini che non avevano alcuna pietà gli uni per gli altri.
Anche il sole che prima indefesso aveva svettato sui merli del castello, da tempo non si vedeva più e una fitta nebbia avvolgeva costantemente ogni cosa.


Nessuno sapeva come fare, la bontà a tratti quasi stolta degli abitanti ancora non segnati dal piccolo ospite, li rendeva incapaci di alcuna reazione. Fu così che l'uomo che era capo del convento, il grande e pio Fra Domenico decise di chiamare in aiuto un suo vecchio compagno di giochi, il famoso e temibile Van Helsing.
Appena giunto in paese l'impavido cacciatore di creature oscure, capì cosa era successo alla povera Angleria. Raccontò così al popolo spaurito e attonito che esisteva una creatura potentissima e malvagia, che era a capo di un grande esercito di succhiatori di sangue. Il suo nome era Dracula, ed era così potente che anche solo nominarlo poteva essere rischioso.
Il grande Dracula colonizzava paese dopo paese mandando in avanscoperta una goccia del suo sangue che prendeva la forma di un ragno, di un gioiello sfavillante o di una preziosa bottiglia di vino.
Quando il male diventava più forte del bene un portale si apriva e Dracula veniva a riscuotere il suo tributo di sangue. Per tentare di riportare il bene bisognava  trafiggere il cuore dei compagni trasformati in accoliti del signore oscuro con la spina di una rosa rossa.
E fu così che venne richiamato l'esercito del paese vicino, e fu così che venne armato il popolo intero, anche i più piccini e fu così che vennero colte tutte le rose della regione.
A tutti fu insegnato come maneggiare un'arma con la quale fa cadere il nemico per poi trafiggerlo con la fatale spina.


Innumerevoli furono le battaglie che videro caduti da ambo le parti, ma il male continuava imperterrita la sua cupa avanzata.


Tra il popolo c'era anche una fanciulla di incomparabile bellezza e incredibile bontà. Era anche dotata di grande coraggio e di una vivace curiosità. Nella nebbia brillava ancora l'oro dei suoi capelli e il blu dei suoi occhi ricordava a tutti il colore che il cielo aveva un tempo.
Lei si allenava duramente e in battaglia era la prima a lanciarsi verso il nemico


Vista la sua incontenibile curiosità e la sua insolita furbizia, cominciò ad avvicinarsi ai nemici per scrutarne i modi e cogliere punti deboli da utilizzare in battaglia. Ma con il passare delle lune una strana e subdola forma di attrazione per ciò che avrebbe dovuto aborrire iniziò a dominare la sua mente e il suo cuore. E questo senza essere affatto toccata dal piccolo ragno che ancora di tanto in tanto riusciva a colpire, nonostante le mille strategie messe in atto dalla popolazione dotata ancora di un cuore puro.


Ed è possibile che sia stato proprio questo vacillare del cuore della bellissima fanciulla a far infine aprire il portale e far apparire il temuto Dracula.
Lo sguardo che lui e Van Helsing si scambiarono è indelebilmente impresso nella mente di ogni sopravvissuto e così la sanguinosa battaglia che ne seguì



Ma il soffio di vento che durò quello sguardo fu fatale anche per la bella fanciulla che in un attimo capì qual era il suo destino e quale fosse il suo posto.


Veloce svestì i panni da soldato e indossò un mantello di stelle. Piano, con il cuore pieno di un'emozione ignota si avvicinò al signore oscuro.
Lui le porse il suo scettro e lei capì di aver trovato il suo posto, per l'eternità. 




Solo un attimo di melanconia velò il suo bel volto guardando un' ultima volta Angleria, ma fu solo un attimo, un lieve batter di ali.




Oggi siamo state alla Rocca di Angera, sul Lago Maggiore, dove veniva inscenata una "caccia ai vampiri". A mettere in scena la giocosa rappresentazione coinvolgendo piccoli e anche grandi sono stati i bravissimi attori della Compagnia di San Giorgio e Il Drago, che cura progetti per bambini, rappresentazioni storiche, cene con il delitto e altre magiche cose che andrete subito a guardarvi sul loro sito (altrimenti chiamo Dracula che ormai siamo imparentati...avete presente cosa potrebbe fare la suocera di un vampiro?).
E' molto tempo che fanno queste manifestazioni alla Rocca e qualche volta abbiamo provato ad andarci. Ma Patasgurzo di solito pianta un muso che spaventerebbe anche il più feroce demone e Patagnoma urla terrorizzata, che ci fosse qualche morto nei paraggi si risveglierebbe in un istante.
E così siamo andate solo io e Patasgnaffa, e nonostate la giornata uggiosa è stato divertente. 
Mi sarebbe piaciuto raccontarvi la vera storia che hanno messo in scena, ma dopo aver tentato di farmela raccontare più volte dalla svampita fanciulla, mi sono dovuta arrangiare.
La prossima volta lascio a casa la macchina fotografica, seguo bene la trama e faccio la cattiva. Non vedo l'ora.

giovedì 2 ottobre 2014

PATARIVOLUZIONE:LA CAMERA DI MAMMA E PAPA'

Il motivo vero e proprio della patarivoluzione era che io e Patapà ci eravamo stufati di dormire con Patagnoma.
Vero che un armadio ci separava, vero che quando dormiva dormiva, però la luce la tenevi spenta nel dubbio, nel dubbio non parlavi e soprattutto ci teneva in pugno mettendoci una vita ad addormentarsi.
Patapà avrebbe fortemente voluto tenersi la mansarda, che io ancora non ho capito cosa intendesse farsene di tutto quello spazio, forse la corsa campestre intorno al letto. Fatto sta che l'idea di liberasi della piccola lo alettava assai, l'idea di finire nella camera piccola, una volta camera dei due primi Patasgnaffi e poi solo di Patasgurzo, lo gettava in un palese sconforto.
Ma si sa che io se voglio sono più testona di un mulo e così ho tirato dritto per la mia strada, nonostante, infondo al cuore, ma in fondo in fondo, un po' di timore lo celavo anch'io.


Ma si sa che la fortuna aiuta gli audaci e a quanto pare anche i muli, tant'è che nella stanza non solo ci sta tutto quello che ci deve stare, ma non è per nulla soffocante. Sono sicura che lo pensi anche Patapà, anche se non me lo ha ancora concesso. 
Anzi a dirla tutta questa nuova camera mi piace infinitamente, ancor più di quella in mansarda, e a competere con il fascino di un sottotetto ce ne vuole.


La trovo accogliente ed estremamente calmante. Sarà per le dimensioni, sarà per la luce diffusa dalla pesante tenda bianca che accompagna anche i nostri sogni, sarà per quei tocchi di lana qua e là, ma io ci sto molto volentieri, anche quando non devo dormire
Poi c'è la soddisfazione di aver potuto tenere gli scaffali che già erano appesi, e così abbiamo anche una piccola libreria.

In realtà ho spostato tutta la casa per accogliere il meraviglioso quadretto della Bombetta, è ovvio!



E c'è la soddisfazione di essere riuscita a cambiare i comodini e le luci, adoperando solo quello che già avevamo in casa e che si è sposato magicamente, creando una perfetta armonia, cosa che in una camera matrimoniale non guasta mai.



E infine c'è anche la soddisfazione di aver cambiato la testata del letto senza sborsare un soldino, raccattando un povero scarto dalla pattumiera e passandoci solo la carta vetrata.



Insomma non so se si capisce che la mia camera mi piace proprio tanto, al punto da lasciarci costantemente la testa.