lunedì 25 marzo 2013

UNA FAMIGLIA DI STREGHE

Questo deve essere il tempo in cui i nodi vengono al pettine, o sono i quaranta incombenti che mi fanno guardare le cose anche voltandomi in dietro, e da in cima a una collinetta le cose forse si vedono in un altro modo.
Però ieri sera, la ultima sera nella casa di città, che, non vi ho detto, ho affittato grazie al post, e son soddisfazioni, ed è malinconia mista a gioia perché i nuovi ospiti sono così carini.
Una sera lavata da una pioggia scura e incessante, passata al cinema con una Creativa, una Scienziata, una Golosa, un Maldestra, un' Amica e no non ho sbagliato a mettere il link.
Una sera in cui entro in casa con il mio cappottino verde e poso nuovamente gli occhi su quel quadro rinvenuto in cantina una quindicina di anni fa.
E c'è lei, ferma lì in mezzo al quadro, l'unica che guarda fuori, che ho sempre pensato aspettasse qualcuno. Forse i miei occhi, celati dagli stessi occhiali. Con una mano tornata in tasca dopo aver spostato una ciocca del caschetto biondo dietro l'orecchio.
Stretta nel suo cappottino verde, perché magari lì, fuori dai portici piove una pioggia scura e incessante..
Questo quadro l'ha fatto il mio papà 52 anni fa.

martedì 19 marzo 2013

PATAZEPPOLE



Io le zeppole manco sapevo cosa fossero.
Poi son successe due cose: è arrivato Patasgurzo, e quindi un altro papà nella mia vita, e il diciannove marzo sono entrata casualmente in una panetteria.
Patapà che non ama i dolci si è inspiegabilmente innamorato di questi pseudo bignè, probabilmente a causa degli ormoni della gravidanza, e da allora le zeppole sono diventate, più o meno, una consuetudine.
Da quando siamo venuti al lago trovare le zeppole è diventato più difficile, forse perché non vado mai in panetteria, o forse perché il 19 marzo cade sempre di lunedì ( non smentitemi).
Da allora le faccio io. Non sempre e mai con la stessa ricetta.
Questa'anno ad essere sincera non ne avevo molta voglia, per dire sentivo molto più forte l'impulso di ritagliare uccellini di carta, ma mi è arrivata una mail del Corriere con la ricetta della Parodi e ho pensato che forse dovevo posare la forbice.
Come sempre però non avevo tutti gli ingredienti e neanche tutta la pazienza, quindi ho prodotto delle patazeppole.
Ho usato un bricchettino di panna da cucina e l'ho diluito in acqua fino ad avere 250 ml d'acqua. Ci ho messo dentro tutto il burro che ho trovato in casa, circa 100 gr e due cucchiai di zucchero, che fare i dolci senza a me non torna.
Ho messo tutto in una pentola e ho portato a bollore. A quel punto ci ho schiaffato dentro tutta la farina in un botto perché la ricetta ordinava così! Si è istantaneamente formato un mappazzone che ho mescolato fino a che non gli sono passate almeno le rughe. A quel punto ho spento il fuoco e aggiunto le uova. Una per una. Il mappazzone è diventato sempre più simile allo skifidol tanto che al terzo uovo su cinque ho mollato il colpo e smesso di aggiungerne.
Meglio, così mi sono risparmiata la tasca da pasticcere che mi incasina sempre tutto. Ho fatto delle polpettine schiacciate con un avvallamento in centro e le ho messe in forno a 200 gradi per quattro minuti. Poi le ho fritte, bruciacchiandole un po' perché dovevo scrivere il post!
Nonostante tutto sono rimaste crude all'interno e quindi le ho rificcate in forno per una decina di minuti.
A questo punto avrei dovuto decorarle con un'amarena, che non avevo, e della crema pasticcera che non avevo voglia di fare. Quindi ho optato per un'emulsione di Philadelphia e zucchero a velo, che tanto Patapà aveva espresso il desiderio di una cheesecake.
Ecco ora devo dirla tutta, a conti fatti fanno schifo. Come tutte le volte che ho provato a farle.
Ma Patapà si merita almeno il pensiero, perché è un padre presente e fantastico, e un marito premuroso e paziente (con me ci vuole).
È anche un eccellente cuoco, quindi prima o poi imparerà a farsele da solo, o io farò un salto in panetteria.

venerdì 15 marzo 2013

LETTERE E PROFEZIE


Io non amo stare con le mani in mano. In questi giorni bloccata dal torcicollo, con la luce e il cielo blu che si burlano di me, sono parecchio nervosa.
Ma in fondo non è colpa mia, è colpa di NonnaMi, è sempre colpa delle mamme.
Da quando sono nata l'ho sempre vista fare qualcosa, passando dall'affrescare i muri, fino ad arrivare a creare bonsai (più o meno).
Quando cominciava a fare una cosa, continuava per un certo periodo. C'è stato il periodo dei fiori secchi, quello degli acquerelli, quello delle gonne a palloncino, quello dei gioielli di cera....e anche quello dei piatti dipinti.
Funghi, mi sembra case, e lettere che ricopiava dai libri tipografici di mio nonno.
Quell'anno a natale sono stati regalati piatti, ne sono sicura. In casa nostra apparvero i funghi, una strega ed un fantasma, e le nostre iniziali.
La casa poi cambiò, e solo le iniziali furono riappese, sulla porta della cucina. Ma poi altri piatti, numerosi e preziosi fiorirono sul muro e i piatti con le iniziali furono messi in un armadio.
Quando poi ci trasferimmo noi, tutta la casa fu svuotata, per poterla curare. Molte cose furono buttate via, ma i piatti no, loro vennero rimessi in fondo all'armadio.
Ogni tanto li guardavo, ma poi non sapevo dove metterli.
Poi mi sono ritrovata con un ingresso, che aveva n muro oscenamente nudo, almeno per i miei gusti.
Il pensiero è corso ai piatti in fondo all'armadio, e dopo un attimo di esitazione sono stati appesi...dei piatti in ingresso sembravano bizzarri persino a me.
Ma poi quando li ho visti appesi improvvisamente ho capito. Le lettere si sono composte e un sorriso ha incurvato le mie labbra.
L come Luigi, M come Milena, G come Gaia.
Ma anche L come Luca, Lapo e Lola, M come Maia, G sempre come Gaia.
Eccole lì le mie lettere, le lettere del mio destino,  colto appieno solo quando le ho viste appese sul muro, memoria passata, presente e futura.


O porca miseria, ora sapete i nostri veri nomi...e adesso?

NANOPOST: di già

Ci siamo attardate all'asilo, che voleva fare un putzle. Cioè, l'ho fatto io.
Il sole era smagliante, l'aria frizzante e tersa, le foto sono stupefacenti anche senza filtro in questi giorni.
Arrivate a casa, giro intorno alla macchina grigia (ma si può? grigia) e la trovo con gli occhi chiusi, il cappello sghembo e la testa reclinata sul seggiolino.
Ma gli occhi sono un po' troppo strizzati. Mi chino su di lei e piano sussurro "stai facendo finta di dormire?". Un sorriso si apre sotto il ciuccio, gli occhi si strizzano ancor più.
Non ancora due anni e già mi prende in giro. Aiuto.

giovedì 7 marzo 2013

MEGLIO TARDI CHE MAI

Quando ci si trasferisce in una casa ci sono sempre piccoli particolari che rimangono indietro, per sbadataggine, mancanza di tempo e soprattutto per spirito di sopravvivenza.
Quei particolari però sono spesso anche quelli che rimangono indietro per sempre, l'occhio ci si adagia e non li nota quasi più, e se anche li nota le mani sono già affollate di impegni e il tempo bruciato come un cerino.
Oggi però mi sentivo trasgressiva e così, lasciando ancora una volta le valige della montagna discretamente chiuse, ho sistemeto un paio di dettagli che mi occhieggiavano da ormai tre, dico tre, anni.



C'era l'ultimo gradino che porta in mansarda, abbandonato alla sua essenza di cemento, con piccoli sbaffi di silicone, che a dire il vero avevano una loro grazia al caramello.





C'era la porta del bagno, di un verdone incompiuto e totalmente incongruente con tutto il resto.












C'erano dei campioni di carta da parati Pip che adesso non ci sono più, e che Patagnoma non potrà buttare ridendo giù dalle scale.

Ci sono ancora degli angoli abbandonati all'incompiuto, ma forse nei prossimi tre anni avrò altri pomeriggi trasgressivi...

mercoledì 6 marzo 2013

AGALMENTE


Domani ricomincia Abilmente, festa per gli occhi e per le mani operose.
A ottobre ero riuscita ad andarci, ma questa volta prorio non ci riesco.
Però anche se non ci sarà Patamà, qualcosa di Patamade ci sarà lo stesso. Casa Facile anche questa volta ci ha messo lo zampino, incoraggiando lettrici e lettori a donare manufatti che verrano poi venduti. I fondi ricavati serviranno per sostenere AGAL l'associazione genitori e amici del bambino leucemico.
La redazione pare essere stata sommersa da più di tremila creazioni!
La mia testa di pecora nera dormiente, il mio acquario porta collane e le mie ghirlandine di cuori, saranno quindi in affollata, allegra e ottima compagnia.





venerdì 1 marzo 2013

CO-SLEEPING

Ci siamo imbarcati nella folle avventura di una settimana bianca. E il fatto che non si chiami vacanza bianca avrebbe dovuto farmi insospettire.
Anche se a dire il vero il grosso del lavoro se lo è sobbarcato Patapà che ogni mattina ha sparpagliato recalcitranti bambini bardati da astronauti nelle rispettive scuole di sci.
Io mi sono limitata a fare da dama di compagnia a una Patagnoma che apprezza la neve solo servita al cucchiaio e detesta i guanti.
La sera però ci ha regalato dei momenti per noi inconsueti.
Abbiamo infatti dormito tutti insieme, spesso andando a letto alla stessa stessa ora.
C'era un letto singolo, il cui utilizzo si è guadagnato Patapà con i suoi infiniti facchinaggi mattutini. Dove finiva il suo piumone, lì cominciava il lettone. Qui, in un angolino si rannicchiava Patasgnaffa, che dava segno della sua presenza cinguettando e scostando i piedi dalle coperte. Al centro Patasgurzo in preda a un perenne ballo di San Vito si contendeva le coperte con un agguerrita Patamà, che molto può sopportare ma il freddo no.
Finito il lettone eccolo lì, il lettino di Patagnoma che però restava per lo più vuoto. Infatti le lotte per le coperte del letto accanto erano molto più interessanti.
E così abbiamo passato cinque notti, mescolando respiri e sogni. Ed è stato bello, soprattutto perché ora è finito.